CAFFÈ VS ANTIBIOTICO Quale preferisci?

PREMESSA

Prima di sviscerare il motivo del titolo volontariamente provocatorio, è necessaria questa premessa.

Partendo da questo titolo volontariamente provocatorio, questo mio articolo NON HA intenzione di suggerire terapie o suggerire cure fai da te in alternativa  a quelle prescritte da medici abilitati riconosciuti (cioè laureati in medicina ed abilitati alla professione ed ufficialmente riconosciuti dal Servizio Sanitario Nazionale)

 Il “fai da te” NON DEVE ESSERE MAI praticato per risolvere malattie di qualsiasi tipo e/o in una qualsiasi fase di gravità, e non deve essere mai sostituito in alcun caso al consiglio di un medico abilitato  o, eventualmente in casi specifici, di altri operatori sanitari abilitati.

Una visita preventiva è sempre necessaria per una diagnosi medica del proprio stato di salute:  è responsabilità di  ogni individuo prima di iniziare una nuova terapia e/o di cambiare stile di vita, sentire preventivamente il parere di un medico, e quanto qui di seguito, non può essere considerato in nessun caso un tentativo di offrire o di rendere un’opinione medica o modi di coinvolgimento nella pratica della medicina.
Quindi deve essere considerato solo un buon spunto di riflessione a livello personale.


Dopo questi importanti concetti di base, desidero partire mettendo in luce una grave situazione che sta via via prendendo sempre più dimensioni preoccupanti:

l’antibiotico-resistenza.

L’intera comunità europea, già da qualche anno, ha sollevato l’argomento, sottolineandolo come uno dei maggiori problemi che la popolazione dovrà affrontare nei prossimi anni.

Sinceramente, io che da molto tempo ho già passato gli anni dei teen-ager, ricordo che la prima campagna mediatica per cercare di ridurre l’uso smodato degli antibiotici la vidi parecchi anni or sono, ma non venne poi seguita,  in maniera penetrante verso la popolazione, da azioni mirate e programmate a livello nazionale.

Questo, con il passare degli anni, ha permesso poi del verificarsi dell’attuale situazione allarmante denunciata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Per quanto riguarda l’Europa, il problema è stato evidenziato riguardante l’Italia, la Grecia ed altri paesi  dove evidentemente si è abusato nell’uso di antibiotici.

Nella stessa identica maniera, però, non è stata neppure eseguita alcuna campagna veramente “penetrante” a livello nazionale sulla prevenzione, cioè sulle azioni preventive da eseguire a 360° dalla singola persona in modo da ridurre le possibilità di entrare in quella fase  “obbligatoria” dell’uso degli antibiotici.

Probabilmente ti stai chiedendo:

“Cosa vuoi dire?

Esistono azioni da eseguire per evitare gli antibiotici?

ALT ! ALT ! 

Ferma tutto!

Non apportiamo maggiore confusione di quella che, purtroppo, già esiste nella testa delle persone, dovuto principalmente ad informazioni insufficienti, frammentarie e spesso contraddittorie ricevute  dagli infiniti mezzi di comunicazione attualmente esistenti (TV, radio, quotidiani, riviste, social network, ecc. ecc.)

La parola “prevenzione” non vuol dire che non ti ammalerai mai più nella vita e quindi non dovrai più usare antibiotici.

Come la parola significa infatti, prevenire ha lo scopo primario di adottare sistemi per i quali avresti alte probabilità di vedere ridotta, in  numero di volte nell’arco dell’intera vita,  la necessità dell’obbligo di uso di antibiotici : concetto molto diverso da quello di debellare l’uso dell’antibiotico, cosa che le attuali conoscenze scientifiche, purtroppo, non permettono di evitare se sei affetto da certe malattie.

Proprio da quanto appena detto, sarebbe già un risultato epico se si riuscisse informare, in maniera sicura e ben chiara, quando  usare e quando non usare gli antibiotici.

Quindi prima di proseguire mettiamo le basi partendo proprio da questa importantissima e fondamentale informazione.

La prima cosa su cui focalizzarsi è quella di identificare l’origine della infezione che causa il malessere: da virus o da batterio.

Infatti l’uso di antibiotici nelle infezioni causate da virus non ha alcun effetto.

Il motivo di questa fondamentale differenziazione tra effetto su virus ed effetto su batterio da parte dell’antibiotico dipende dalla differenza della loro struttura.

Vediamo in maniera sintetica come differiscono tra loro* :

  • Batteri. Creature unicellulari di diversa forma, circolare, bacchetta o spirale. Al loro interno contengono il necessario corredo genetico per autoriprodursi creando copie di sé stessi. I batteri riescono a sopravvivere in ambienti di estrema varietà, dimostrato dal fatto che sono stati trovati dei reperti fossili da dove si è risalito che i batteri esistono da circa 3,5 milioni di anni.  La maggior parte dei batteri sono innocui, ed alcuni sono fondamentali per la nostra sopravvivenza, come quelli che vivendo nell’intestino umano che favoriscono la digestione e l’assimilazione del nutrimento del cibo e molto altro.
  • Virus. Molto più piccoli dei batteri, al contrario, hanno una struttura formata solamente da un rivestimento proteico e un nucleo di  RNA o DNA. La grande differenza rispetto ai batteri risiede nel fatto che i virus non sono in grado di sopravvivere da soli. Conseguentemente sopravvivono e si riproducono solamente attaccandosi alle cellule e questo è il motivo per cui hanno la facoltà di trasformare le cellule normali in cellule maligne o cancerose. 

( * spunti presi dall’articolo del 27/12/2016: https://medicinaonline.co/2016/12/27/differenza-tra-virus-e-batteri-chi-e-piu-pericoloso-diagnosi-e-terapia/)

Quindi a fronte di quanto sopra detto, risulta di importanza fondamentale capire se abbiamo in atto una infezione virale o batteriologica per decidere l’uso o no di antibiotici.

Questa delicatissima identificazione deve essere esclusivamente lasciata alla mercé del proprio medico di fiducia.

RIPETO: questa importantissima classificazione deve essere soltanto eseguita dai professionisti del settore del SSN e il FAI DA TE deve essere accantonato.

SOLO se hai una laurea in medicina, potrai avere le necessarie competenze per discriminare una o l’altra forma di malattia.

A fronte di quanto appena affermato, diventerebbe abbastanza evidente che ci si dovrebbe affidare ciecamente a ciò che il medico somministra.

Purtroppo, e spesso le cronache lo testimoniano, i pareri dei dottori sono molto discordanti, facendo quindi elevare sempre più  la sfiducia del paziente verso la classe medica. 

La naturale reazione a questa mancanza di fiducia ha fatto aumentare, da un lato, il FAI DA TE, purtroppo in maniera smodata, e dall’altro, i medici sono diventati più permissivi nel recettare antibiotici con l’intento di salvaguardare il loro operato da evenuali denunce da parte dei pazienti stessi.

Oltre a questo, aggiungiamo la grande ansia del paziente, elevata all’ennesima potenza da noi genitori se poi il paziente stesso è un minore di età o addirittura neonato.

A questa già drammatica situazione si deve aggiungere anche  la accondiscedenza dei farmacisti  nel venderti farmaci senza ricetta, aggravando ulteriormente il fenomeno  dell’antibiotico-resistente.

Un sondaggio dell’EUROBAROMETRO (https://www.alimenti-salute.it/notizia/sondaggio-ue-eurobarometro-2018-su-antibiotico-resistenza), un servizio della Commissione europea che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica degli stati membri, ha evidenziato che negli ultimi 12 mesi il 32% degli europei ha assunto oralmente degli antibiotici, che rispetto al 2016 rappresenta un calo del 2%.

Gli italiani, nello stesso periodo, sono stati addirittura 47%, rappresentando invece un aumento del 4% rispetto al 2016.

Nel sondaggio vi sono dati ben più allarmanti tipo:

➢ 9% non ha seguito correttamente una prescrizione medica

➢ 65% pensa che gli antibiotici siano efficaci contro i virus

➢ 16% ritiene opportuno interrompere la terapia in caso di miglioramento

➢ 9% ammette di avere assunto antibiotico anche se non prescritto dal medico

➢ 64% ha assunto antibiotici senza avere fatto esami specifici per scoprire se e quale era necessario assumere

In tutti i paesi europei sono stati rilevati valori inferiori, a volte anche di molto, di quelli rilevati dalle risposte degli italiani, a parte un solo dato dove evidenzia che il 75%, contro il 65% del resto d’Europa, è consapevole di avere assoluto bisogno di maggiori informazioni.

Un segno che tuttavia, anche se piccolo, fa ben sperare.

Per poter fare in modo che la tendenza sia invertita, gli esperti ritengono che gli sforzi devono essere rivolti  adottando una “sinergia sanitaria multidisciplinare”, cioè il coinvolgimento di molti attori come:

medicina

veterinaria

ricerca

agricoltura

zootecnia

Sul discorso legato alla veterinaria, bisogna sottolineare che esisteva già da tempo  una legge dove si proibiva l’uso degli antibiotici per la crescita dell’animale.

Ora, dal 25 ottobre 2018, esiste una ulteriore legge appena votata dal parlamento europeo che ha vietato, se non per comprovate necessità a fronte di visita di un  dottore veterinario, l’uso preventivo degli antibiotici negli allevamenti, per contribuire proprio ad affrontare il fenomeno della resistenza agli antibiotici. 

Questo  problema, come detto,  è stato evidenziato in maniera molto allarmante anche dall’OMS, la quale ha enunciato che, se non si apporta modifiche  da invertire la tendenza, nel 2050 il fenomeno dell’antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte in Europa.

La grande preoccupazione dell’O.M.S. riguarda innanzitutto il grandissimo numero, sempre in aumento, dei decessi presso gli enti ospedalieri derivanti dalle infezioni dovute proprio dall’antibiotico-resistenza dei pazienti, che secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si aggira tra 450 e 700 mila casi ogni anno, con un altissima percentuale in crescita di morti, per le quali  i medici si trovano completamente impotenti non potendo in nessun modo  curare.

Quindi, cercando di volere fare il punto della attuale situazione e tirando le somme a tutto ciò detto fino ad ora, ovviamente semplificando in maniera estrema, possiamo dire che è assolutamente necessario, singolarmente parlando, deve assolutamente impegnarsi a fare la sua parte.

A proposito di questo, rischiando di diventare altamente impopolare, ritengo che se dovessi fare una scala numerata degli attori protagonisti di questo fenomeno, personalmente ritengo che:

>>  I genitori devono fidarsi del dottore, informarsi se l’antibiotico prescritto è proprio necessario, ma una volta ricevuto risposta affermativa, terminare la terapia fino alla fine anche se il miglioramento è visibilmente avvenuta anteriormente la data indicata dal medico come ultimo giorno di trattamento. Il rischio di ricaduta è molto elevato con un maggiore rischio che lo stesso antibiotico non avrà più lo stesso effetto 

>> i dottori devono prescrivere gli antibiotici solo se ritengo assolutamente necessario, e non per la richiesta insistente del paziente.

Spesso tale richiesta è dettata dalla “fretta” che il paziente ha di guarire oppure perchè lo stesso vuole essere sicuro di guarire. 

Il dottore quindi, spesso per non scontentare il paziente ed anche per la sua propria tutela giuridica, acconsente di prescrivere antibiotici.

>> i farmacisti non devono più assecondare il cliente che viene e ti chiede un antibiotico senza ricetta. Il fai da te non deve essere fomentato dalla classe farmaceutica

>>  gli allevamenti devono assolutamente seguire le leggi attualmente in vigore nella comunità europea

>> ognuno di noi deve abbandonare la pratica del “fai da te” quando si parla di antibiotici, ed ancora meglio se proprio lo abbandoniamo per che riguarda l’assunzione di farmaci.

A questo proposito ricordo, quando ero piccolo, il carissimo dottore di famiglia, diventato anche amico essendo da oltre 25 anni che curava la mia famiglia, seguiva una regola che lui chiamava dei “tre giorni”. Quando cioè, avendo la febbre da almeno  tre giorni, era giusto e necessario valutare più dettagliatamente il considerare l’uso degli antibiotici.

Esiste però un sistema,  non sufficientemente riconosciuto, anzi per niente, dalle Autorità Sanitarie europee, che potrebbe aiutare a ridimensionare l’uso sfrenato di antibiotici e, conseguentemente, velocizzare l’inversione di rotta  del fenomeno antibiotico-resistenza: l’uso della Micoterapia.

“Ma cosa è questa Micoterapia? L’ultima nuova moda come sono le diete dell’ultimo mese”? 

Questa è probabilmente la domanda che come “un fulmine a ciel sereno” ti è apparsa all’improvviso all’interno del cervello, vero?

Se non hai mai sentito e letto questa parola, la domanda è assolutamente legittima.

La realtà è assai diversa: il mio povero nonno in questo frangente avrebbe detto (rigorosamente in puro dialetto romagnolo!): “ vi è la stessa differenza che c’è tra me e la Regina d’Inghilterra!”

Effettivamente il concetto da l’idea dell’enorme differenza che vi passa tra l’ultima dieta del momento e la Micoterapia! 

Facendo una semplicissima ricerca tramite Wikipedia, questo è ciò che troviamo:

“La micoterapia è una branca della fitoterapia, di origine cinese, che consiste nel curare diverse patologie tramite l’utilizzo dei funghi. La micoterapia ha una storia millenaria, all’interno del patrimonio di conoscenze della medicina tradizionale cinese.”

Effettivamente il primo trattato arrivato a noi dalla Cina  dove si parla di funghi risale al 1800 A.C. 

Si tratta del primo trattato di farmacologia dell’umanità, dove si presentano molti tipi di piante con le loro proprietà, ma dove i funghi vengono considerati come superiori sotto l’aspetto curativo, come esattamente  anche oggi considerato, come stabilito dalla Medicina tradizionale cinese.

Alla luce di queste mie nuove personali conoscenze, mi sono fatto una domanda:

ma se con l’aiuto della  Micoteraia si è appreso che  fin da migliaia di anni i funghi medicinali vengono usati  per migliorare la salute delle persone per il loro elevato numero di proprietà, perchè se ne sente parlare solo al di fuori della comunità scientifica riconosciuta?

Una risposta di questo genere non è sicuramente né semplice, né scontata.

Per avvallare e riconoscere terapie a livello nazionale, esistono protocolli sanitari minimi ben precisi a cui attenersi, prima di acconsentire l’uso di nuovi trattamenti sulle persone.

L’Italia poi, sembrerebbe che in tal senso, sia piuttosto severaa livello sia eurepeo che mondiale, prima di acconsentire nuove tecniche terapiche.

Ecco perchè, una ricerca bibliografica svolta alla fine del 2012 può aiutarti a rispondere alla mia domanda.

Infatti da tale ricerca, anche evidenziata da Wikipedia,  si evince che in oltre 170 anni (tra il 1850 ed il 2012) sono state eseguite 515 pubblicazioni dove vengono riportati i risultati delle ricerche scientifiche. Di queste pubblicazioni meno di 20 descrivono l’uso di funghi applicati alla realtà clinica.

Sembra inoltre che gli studi clinici riportati in questi testi siano stati eseguiti con una qualità scientifica a volte discutibile.

A fronte di questa ricerca, risulta quasi scontato quindi che i risulati da parte delle meta-analisi discostano da conclusioni positive sul fatto di prendere in considerazione la micoterapia, sottolineando che perlomeno sono necessarie ulteriori ricerche prima che la comunità medica possa accettarla.

Le ricerche, che devono essere eseguite a fronte di linee guida dei protocolli sanitari, sono lunghe e quindi molto costose.

Benchè il primo antibiotico della storia medica, la penicillina, scoperta da Alexander Fleming nel 1928 evidenziando così l’importanza dei funghi per la salute umana, i finanziamenti per tali ricerche risultano purtroppo difficili da reperire. 

Inoltre, da assoluto profano di queste dinamiche, mi chiedo ulteriormente :

le grandi case farmaceutiche, probabilmente le uniche in grado di poter finanziare studi e ricerche, che ritorno potranno avere da qualcosa che poi si trova in natura, così difficilmente riproducibile da sintesi con le stesse proprietà ma, soprattutto, con la stessa assenza di controindicazioni per la salute umana?  Forse è quello il motivo per cui le ricerche non vengono sovvenzionate?

La risposta al quesito la lascio a te.

Personalmente, posso ritenermi molto fortunato.

Tramite la mia passione del caffè posso assumere un fungo medicinale le cui proprietà sono state tramandate da milioni di anni.

Infatti il Ganoderma Lucidum, conosciuto anche come Reishi, veniva usato già dagli antichi Imperatori cinesi. 

Viene considerato come uno dei 10 medicinali naturali più efficaci, essendo uno dei più potenti, se non il più potente, adattogeno con oltre 200 principi attivi.

Viene usato per :

  • riequilibrare le disfunzioni del sistema immunitario 
  • rilassante 
  • antiallergico
  • antinfiammatorio
  • antipertensione
  • …e molto altro

La lista infatti proseguirebbe veramente a lungo.

Se vuoi sapere di più sulla mia storia personale sull’uso del Ganoderma Lucidum che assumo tramite la mia passione del caffè, ti invito a leggere qui la mia storia.

Scoprirai perchè e come la mia salute, assieme a tutta la mia famiglia, è migliorata, riducendo inevitabilmente l’uso degli antibiotici, e anche medicinali, di cui inevitabilmente ne facevamo troppo uso.

Se l’articolo ti è piaciuto, lasciami un commento e se hai domande, sarò lieto di risponderti.

Daniele

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